In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, le ragazze della Redazione Web del Parini coordinate dal prof. Riccardo Triolo hanno incontrato Francesca Michieletto e le operatrici del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia per parlare di cause e dinamiche che portano alla violenza degli uomini sulle donne.

L’incontro è avvenuto mercoledì 18 novembre nella sede del Centro Donna del Comune di Venezia in Viale Garibaldi, una struttura che comprende diversi spazi per le attività di ascolto o le riunioni e una ricca biblioteca di genere, dove si possono consultare libri scritti dalle donne (ma non solo) e sulle donne.

Alla consulente che ha accolto le giovani reporter con cordialità e dedizione, sono state poste poche domande, semplici e dirette che hanno trovato risposte per certi versi rivelatrici.

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Qual è il tipo di utenza che si rivolge al Centro?

La maggior parte delle donne ha un’età compresa tra i 31 e i 45 anni però la violenza è subita da donne di quasi tutte le età e non ha a che vedere con il solo svantaggio sociale. Si consuma tra le mura domestiche di famiglie all’apparenza normali, anche ai danni di donne professioniste e laureate. I casi che trattiamo inoltre non si limitano al solo Comune di Venezia: molte donne che risiedono altrove per la paura o la vergogna usufruiscono del nostro Centro, invece che chiedere aiuto a quello del loro Comune.

Qual è il tipo di intervento che offrite?

Noi operatrici del Centro Donna interveniamo in maniera diversa in base alla gravità della violenza, possiamo intervenire in maniera legale se la situazione è critica o anche solo proponendo una serie di colloqui con le vittime. Collaboriamo con le forze dell’ordine, con il pronto soccorso e con consulenti legali specializzati.

Quali sono i segnali che portano a riconoscere la violenza?

Segnali che aprono la strada alla violenza sono la mancanza di considerazione e stima nei confronti della donna, la possessività e il controllo esercitati a tutte le età dall’uomo, come certi atteggiamenti autoritari giustificati da una cultura che nasconde invece prevaricazione e discriminazione di genere. Segnali a cui non prestiamo caso? Quando ad esempio in famiglia vengono prese decisioni senza sentire il parere delle donne, quando non si fa che accusare, colpevolizzare, minacciare anche attraverso il ricatto affettivo e la manipolazione psicologica. Oppure quando la donna viene mantenuta nella dipendenza economica totale o parziale.

Qual è il primo campanello d’allarme?

Il primo campanello d’allarme è la violenza psicologica, quando la si subisce e non ce ne si rende conto. Ma uscirne si può. Basta smettere di tacere.

Lisa Salvini, Costanza Vollo

Fotografie: Nicola Vianello

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