di Edoardo Contin

L’Istituto Parini in data 3 Aprile 2019 ha avuto l’onore di accogliere lo scrittore romano Mirko Zhilay per la presentazione del libro “E’ così che si uccide”. L’esperienza ha consentito agli studenti di consultarsi direttamente con l’autore per chiarire ed approfondire le dinamiche del racconto. L’incontro è stato suddiviso in due blocchi di un’ora ciascuno, dove nella prima parte lo scrittore ha proposto una relazione introduttiva al testo, motivando le sue riflessioni ed il suo stile di scrittura. Nella seconda parte, invece sono state poste diverse domande dagli studenti che hanno consentito di toccare e approfondire alcuni punti interessanti raccontati all’interno del testo.

Mirko Zhilay apre il suo intervento presentando immediate il protagonista del racconto, il commissario Enrico Mancini, definito nel libro e dallo stesso autore, come unico nel suo genere. Mancini è un profiler: sin dall’inizio dei suoi studi si è sempre interessato alla psicologia criminale e, per approfondire tale tematica, ha ottenuto con il passare del tempo una specializzazione a Quantico, imparando a conoscere i tratti ed i pensieri dei criminali seriali, imparando inoltre cosa realmente un essere umano sia in grado di fare.

Questa consapevolezza è un tormento per il commissario, sempre più deciso ad abbandonare la propria avviata carriera, anche a seguito di un dolore privato che fatica ad accettare. Non vuole seguire il caso che sta sconvolgendo Roma: un assassino uccide senza pietà e come un’ombra scompare, senza lasciare alcuna traccia. Ed è proprio su Roma che lo scrittore si è soffermato maggiormente durante il suo intervento.

Roma, la Capitale, l’Urbe, la Città Eterna viene trasformata nel testo del racconto, dalla bellissima città dove storia, arte e cultura si incontrano, ad un insieme di intrighi, omicidi e ripercussioni che affliggono il commissario Mancini durante le sue indagini, tanto che lo stesso Zhilay, durante l’incontro, la descrive come “una città fascino del profondo contrasto che, in un strabordante passato d’arte, storia e cultura cambia improvvisamente di fronte a uno dei suoi mille mostri d’acciaio.”

Ovviamente l’autore fa riferimento al tema centrale della morte, presente in tutto il romanzo, collegato però alla figura femminile della donna. L’importanza della figura femminile nel racconto potrebbe essere sottovalutata, ma è lo stesso autore che ce la suggerisce: “In questo romanzo le donne hanno una parte speciale. Sono catalizzatori di emozioni. Tutte portano con sé un destino tragico, ma sono allo stesso tempo vivide, capaci, volitive. Sono il motore dell’amore e dell’odio, del delitto e del castigo”.

L’autore conclude il suo intervento di “E’ così che si uccide” chiarendo che il romanzo non dovrebbe essere presentato come il nuovo thriller rivelazione nel panorama italiano, ma come un romanzo che obbliga il lettore ad affrontare temi dolorosi, profondi, intimi, che non sono dolori di un singolo ma collettivi.

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